10 cose stupide che ho fatto in viaggio

Ero indecisa se scrivere o meno questo articolo ed esporre così al mondo la mia ingenuità, raccontando di tutte quelle volte che, in viaggio, ho fatto qualcosa di stupido. Ok, non proprio tutte le volte, altrimenti non basterebbe un libro! Parlo di quegli errori che l’inesperienza, l’ingenuità e a volte la mia natura idealista, mi hanno portato a commettere; errori che ormai fanno parte di quella serie di aneddoti che mi salvano ad un primo appuntamento o ad una cena di ex-compagni di classe, perché comunque fanno sempre ridere. Inoltre, dal momento che dagli errori si impara, o almeno così dovrebbe essere, magari la mia esperienza può essere di aiuto a chiunque di voi abbia intenzione di fare un viaggio. Quindi ecco qua, per il bene comune, le 10 cose più stupide che abbia mai fatto in viaggio. Per favore, non giudicate, ho fatto anche tante altre cose intelligenti!

  • Quella volta che sono andata ai Caraibi nel mese di Luglio. Per chi non lo sapesse, come me quando ho comprato il biglietto ad un prezzo “incredibilmente” basso, si tratta del periodo di uragani. Cinque giorni di pioggia torrenziale ed inondazioni in un’isola paradisiaca, dove peraltro da vedere c’era solo il mare.
  • Quella volta che sono andata a vedere dei geyser a circa 5.000 metri d’altezza sulle Ande, in Cile, con una temperatura che arriva fino a -20 °C, indossando le scarpe da ginnastica di tela. Ho rischiato seriamente l’amputazione delle dita dei piedi.
  • Quella volta che sulla Isla del Sol, un’isola boliviana situata nel mezzo del Lago Titicaca, dove a malapena arriva la corrente elettrica in alcuni punti, cercavo il WI-FI. A mia discolpa posso dire che nei pochi ristoranti dell’isola c’erano cartelli che indicavano la presenza del WI-FI, poi ho capito che erano solo un’esca per turisti.
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Challapampa, Isla del Sol, Bolivia, 2015
  • Quella volta che sono rimasta chiusa fuori dal mio appartamento a Buenos Aires, lasciando la chiave dentro, ed il fabbro che ho chiamato per forzare la serratura mi ha rubato tutti i soldi che avevo in casa. Devo ammettere però che a scassinare la serratura è stato velocissimo!
  • Quella volta che, durante il ponte del 1° Maggio, sono andata a Medellin, Colombia, senza prenotare un hotel, pensando di trovare una camera una volta arrivata in città. Ovviamente non sono riuscita a trovare nemmeno un letto in un ostello! Chi lo avrebbe mai detto che Medellin fosse così turistica?! Risultato: ho finito per dormire a casa di un semi-sconosciuto (pur sempre un amico di un’amica di un’amica, non sono così matta!)  Trovate la storia completa qui.
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Il metrocable, la famosa metro sopraelevata di Medellin, 2015
  • Quella volta che a San Andrés, Caraibi, sempre nella stessa isola dell’uragano (vedi punto 1), io ed una mia amica abbiamo dato “troppa confidenza” alle persone sbagliate. Non fraintendetemi, ovviamente non c’è nulla di male, anzi è sempre una buona cosa fare conoscenza con la gente del posto, ma diffidate di bei fusti caraibici che girano per le spiagge in cerca di turiste americane o europee da sedurre, quello che vedono sono dollari ed euro in bikini. E soprattutto non fornite loro l’indirizzo o il nome dell’hotel in cui alloggiate! Lo so cosa state pensando: non sarete state così tonte da averlo fatto?! Invece si… Comunque per la tranquillità di mamma, devo dire che ci siamo accorte in tempo del rischio che stavamo per correre e proprio gli stessi abitanti dell’isola ci hanno aiutato a seminare i malintenzionati!
  • Quella volta che, in Marocco, ci siamo fidate di un ragazzino che si è offerto di farci da guida per la città di Fez ad un prezzo stracciato. Solo dopo esserci accordate con il ragazzo, siamo venute a sapere che le guide illegali in Marocco sono sanzionate con l’arresto, non solo per la finta guida beccata dalla polizia senza brevetto ufficiale, ma anche per il turista che l’ha pagata! Quella volta poteva finire molto male… in una prigione marocchina.
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Tessitore di tappeti di Fez, 2018
  • Quella volta che, di notte, a Buenos Aires, ho preso l’autobus nella direzione opposta. Invece di andare verso il nord della città, dove vivevo, l’autobus si dirigeva a sud e terminava la sua corsa nel quartiere “La Boca”, uno dei più malfamati della città. Proprio all’ingresso del quartiere sono scesa e per una volta ho fatto una cosa intelligente: ho chiamato un taxi.
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La Boca, Buenos Aires, 2017
  • Quella volta che… “ho uno scalo all’aeroporto di Parigi e 4 ore libere prima che parta l’aereo per Roma, sicuramente faccio in tempo ad arrivare in centro a scattare una foto alla Tour Eiffel!” E invece, indovinate? Ho perso l’aereo. Era l’ultimo volo della giornata quindi non solo ho dovuto ricomprare il biglietto per il primo volo del mattino, ma ho anche passato la notte in aeroporto. E credetemi, l’aeroporto di notte, quando tutti i negozi chiudono e le luci sono quasi tutte spente, fa paura.
  • Quella volta che, con delle amiche, ci siamo affidate ad un’ “agenzia” trovata su internet per organizzare un viaggio sulla costa caraibica della Colombia. Il viaggio è andato benissimo, a parte un piccolo dettaglio: non ci è stato mai fornito il biglietto del volo di ritorno. Siamo rimaste due giorni nell’aeroporto di Barranquilla, cercando un modo per ritornare a Bogotà, senza spendere altre centinaia di euro per un volo, che in teoria avevamo già acquistato. L’agenzia, poi rivelatasi una truffa, è scomparsa nel nulla, e noi alla fine siamo rientrate a Bogotà in autobus, viaggiando per un giorno ed una notte.
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Venditrice di frutta di Cartagena, 2015

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