Chefchaouen: la perla blu del Marocco

Sebbene sia una delle città più famose del Marocco, la “città blu” è spesso esclusa dai tour più classici perché difficilmente raggiungibile, ma noi non ci facciamo spaventare facilmente e poi non possiamo proprio perdercela! Ancora una volta chiediamo aiuto al nostro amico Larsen, che accetta di accompagnarci purché sia una gita di una giornata, d’altronde ci assicura che poche ore bastano per visitare la città più “instagrammata” del mondo.

Chefchaouen, questo il vero nome, è una cittadina deliziosa situata in mezzo alle verdi montagne del Rif, dove si coltiva circa il 40% della marijuana del mondo. Raggiungerla non è semplice, non perché sia molto lontana da altri centri abitati, in effetti dista solo 200 chilometri da Fez, e poco più di 100 da Tangeri, ma perché la strada è particolarmente tortuosa: in auto si impiegano dalle quattro alle cinque ore, bisogna attraversare campi immensi e villaggi rurali in cui la principale attività di sostentamento della popolazione è la produzione di olio d’oliva, ma anche di hashish e cannabis. La sua caratteristica principale è appunto il fatto che tutto nel centro storico, ma proprio tutto, dalle pareti delle case, alle piazze, dalle porte, alle strade, è completamente dipinto di blu. Questo la rende unica, un paradiso per i fotografi con scorci suggestivi da immortalare ed un set fotografico perfetto per tutti i fashion bloggersinfluencers e per tutti coloro più o meno esperti di social media, che l’hanno letteralmente presa d’assalto negli ultimi anni e che se ne vanno in giro alla ricerca dell’angolo perfetto per farsi fotografare, indossando abiti rossi o gialli, perché, come ci fa notare Larsen, sono colori che contrastano con il blu della città, rendendo la foto particolarmente “acchiappalike” per Instagram. (Capito? Ora sapete come dovete vestirvi se un giorno vi venisse voglia di visitarla.)

 

 

La città venne fondata da esiliati andalusi nella metà del 400 per questo somiglia molto ad una cittadina del sud della Spagna, con le stradine strette e le case basse. Sul perché sia dipinta di blu esistono varie teorie. Alcuni sostengono siano stati gli ebrei che fuggivano dall’inquisizione spagnola a volerla dipingere di questo colore  per simboleggiare il paradiso. Poi c’è chi lo attribuisce ad un semplice fattore tecnico: il blu terrebbe lontane le zanzare. Resta il fatto che questo colore rende fotogenico qualsiasi punto della città, ogni scorcio assume sfumature dal celestino al lapislazzuli, ogni stradina adornata da fiori coloratissimi è degna di essere immortalata.

 

 

Dal momento che in serata dobbiamo rientrare a Fez, abbiamo a disposizione poche ore per visitare il centro storico di Chefchaouen che sebbene non sia molto grande, non è così semplice da girare, infatti bisogna tenere in considerazione il fatto che orientarsi non è per niente facile. Le stradine ed i vicoletti si intrecciano tra loro come in un labirinto e più di una volta ci siamo ritrovate, non volendo, a passare  dallo stesso punto. Attenzione però a chiedere informazioni ai passanti, i marocchini possono essere molto gentili e collaborativi, ma non sempre lo sono gratuitamente. Ci fermiamo per pranzo in un ristorante consigliato dalle guide, completamente immerso nel blu, il “Beldi Bab Sour”, con piatti molto gustosi ed economici. Dopo aver scattato tante foto da riempire un intero album, ed aver preso d’assalto i mercatini d’artigianato locale, siamo pronte a riprendere il nostro viaggio verso Fez, l’ultima tappa del nostro viaggio.

 

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