Guatavita: la laguna di El Dorado

Nel lontano 1534 giunse nel porto di Siviglia, in Spagna, una nave proveniente dalle Americhe piena zeppa d’oro e d’argento. Il bottino suscitò un tale stupore in tutta Europa da alimentare la credenza che oltre l’oceano dovesse esserci il Paese di El Dorado, un posto in cui l’oro e l’argento scorrevano a fiumi. Iniziò così la corsa all’oro e per secoli gli esploratori inseguirono il miraggio di El Dorado, setacciando a costo della loro vita le foreste occidentali lungo il Rio delle Amazzoni: il Paese non venne mai trovato, ma egualmente furono rubati oggetti, sculture e gioielli, tutti prontamente fusi nei calderoni per facilitarne il trasporto, provocando così la distruzione di un patrimonio culturale e artistico di inestimabile valore.

La leggenda sull’abbondanza d’oro conteneva comunque un fondo di verità che risale ad un rituale sacro di una popolazione precolombiana, i Muisca. Il popolo Muisca occupava la regione della Cundinamarca, distretto colombiano in cui si trova oggi la capitale del Paese, Bogotà. A circa sessanta chilometri a nord della capitale, tra il verde intenso delle Ande, sorge la laguna di Guatavita, un luogo considerato sacro dal popolo Muisca che qui celebrava il rito al dio Sole. Una volta all’anno il sovrano di Guatavita si faceva cospargere il corpo di resina e polvere d’oro per trasformarsi nel Dorado, che significa appunto “l’uomo d’oro“, poi  navigava fino al centro della laguna su una zattera colma di doni preziosi e si rivolgeva verso est in attesa che il sole sorgesse. Appena la luce del sole raggiungeva lo specchio d’acqua, il Re si immergeva nelle acque sacre lasciando sulla superficie una chiazza d’oro, mentre i fedeli gettavano nel lago le offerte rituali come oro e smeraldi. 

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Alcuni oggetti d’oro e d’argento recuperati nel fondo della laguna sembrerebbero confermare la veridicità di questo rito. Fino alla metà del ‘900 numerosi furono i tentativi di recuperare gli oggetti preziosi contenuti nel lago (addirittura vi furono alcuni tentativi di prosciugare il lago), ma non è stato rinvenuto che un numero relativamente basso di monili preziosi. Nel 1898, fu creata la società The Company for the Exploitation of the Lagoon of Guatavita che venne rilevata dalla Contractors Ltd. di Londra. Venne scavato un tunnel di scolo sotterraneo per creare un foro al centro della laguna. Con questa tecnica, il lago fu prosciugato quasi completamente, ma rimase sul fondo più di un metro di fanghiglia e di sedimenti. Questo rese molto difficile l’individuazione di reperti al suo interno, tanto più che, esposto all’aria, il fango si solidificò velocemente, creando zolle compatte simili a cemento. I ritrovamenti di oggetti preziosi non superarono il valore di circa 500 sterline e vennero poi messi all’asta a Londra. La società infine andò in bancarotta e cessò le attività nel 1929. Quello fu l’ultimo tentativo di prosciugare il lago, il cui fondale, coperto da uno spesso strato di melma, non è mai stato veramente raggiunto.

Oggi la laguna fa parte di una riserva naturale appartenente al governo colombiano, alla quale si può accedere pagando un biglietto d’ingresso. Una guida vi accompagnerà lungo un percorso che sale attraverso il bosco, fino ad un punto panoramico dal quale potrete ammirare lo specchio d’acqua circondato dalle montagne. La prima cosa che noterete è la forma quasi completamente circolare della laguna, caratteristica che potrebbe far pensare ad un lago di origine vulcanica. Alcuni parlano invece di un cratere formato dall’impatto di un meteorite, mentre altri pensano ad una dolina carsica. La realtà è che le origini del lago sono ancora oggi avvolte dal mistero. Ricordo che la bellezza del paesaggio mi lasciò senza fiato. E nonostante il tempo piovigginoso che mi capitò di trovare, i colori, la natura, l’atmosfera così piena di storia e di magia mi colpirono profondamente.

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Nei pressi della laguna sorge la cittadina di Guatavita, caratterizzata da casette bianche e mercatini d’artigianato locale. La cittadina è meta di turismo, seppur di ridotte dimensioni, più che altro per la vicinanza con la laguna. Invece, il centro antico di Guatavita è sommerso da un bacino artificiale. Quando il livello dell’acqua cala emerge ancora qualche antico rudere. Ma il nuovo villaggio ed il nuovo lago hanno inquinato la leggenda. Il lago vero, la laguna di Guatavita, si trova in montagna, a qualche chilometro dal bacino artificiale e si raggiunge in autobus e percorrendo l’ultimo tratto del sentiero millenario a piedi.

La visita al paesino e alla laguna di Guatavita non occupa più di una giornata, quindi se vi trovate a Bogotà, che si trova a poco più di un’ora di viaggio, approfittate per farci un salto e scoprire così il magico luogo in cui la leggenda di El Dorado ebbe inizio.

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