Passare il Natale al caldo è un desiderio di molti che vivono da questa parte del mondo, soprattutto di chi odia il freddo. L’idea di sostituire caminetti accesi, maglioni pesanti e zuppe calde con sole, infradito e gelato è una specie di desiderio esotico che ammetto di aver espresso anche io più di una volta, soprattutto quando all’ennesimo Capodanno terminato con il plaid davanti alla tv, mi immaginavo in bikini in riva al mare e con una caipirinha in mano. Finalmente un paio di anni fa, il destino ha voluto che il mio desiderio si esaudisse quando per le casualità e causalità della vita mi ritrovai a vivere a Buenos Aires. Per chi non fosse ferrato in geografia, Buenos Aires, la capitale dell’Argentina, si trova nell’emisfero australe del mondo, esattamente nel punto rosso indicato sulla cartina qui sotto:
Sottolinearlo è importante perché in questa parte della Terra le stagioni sono invertite: i mesi più freddi sono Giugno, Luglio, Agosto ed i più caldi Dicembre, Gennaio e Febbraio. Cosa c’entra? Penserete voi, c’entra perché il fattore “temperatura” influenza moltissimo la maniera di festeggiare il Natale, una cosa alla quale non avevo mai pensato prima. Devo dire che le mie aspettative per le festività natalizie dell’emisfero sud erano abbastanza elevate, ero convinta che Buenos Aires sarebbe stata addobbata con luci, decorazioni ed alberi di Natale, come siamo abituati noi in Europa, pensavo che ci sarebbero stati grandi festeggiamenti, fuochi d’artificio e soprattutto tanta musica. Invece non è proprio così. In Argentina le festività natalizie coincidono con la fine delle scuole che riaprono solo i primi giorni di Marzo, e con l’inizio della stagione estiva, per cui la città si svuota e tutti se ne vanno al mare. Forse anche per questo motivo lo “spirito natalizio” non si percepisce molto, non ci sono luci ed alberi decorati ad ogni angolo della città, anche perché i poveri abeti non resisterebbero molto tempo a quelle temperature, non risuona ovunque l’album natalizio di Michael Bublé, non ci sono Babbi Natale che fanno le foto con i bambini, tutti hanno troppo caldo per andare in giro a comprare regali. Ricordo che camminavo per le strade semi-deserte della città, con 38 °C ed un’umidità del 99%, rimpiangendo quasi il mio plaid ed il caminetto acceso! Poche decorazioni, nessun mercatino, niente musica, insomma una tristezza. Mi hanno spiegato poi che nelle città costiere l’atmosfera è diversa. La notte di Natale si balla in spiaggia e si fanno i fuochi d’artificio sull’oceano. Nella capitale, per motivi di sicurezza, non ci sono feste in strada o nelle piazze, quindi o ti intrufoli in una festa privata o sei costretto a passare il Natale e l’ultimo dell’anno a casa.
Delusa da tutto ciò, e ormai in ritardo per comprarmi un biglietto del pullman per qualche città affacciata sull’oceano, accettai all’ultimo minuto l’invito a passare la notte di Natale a casa di alcuni parenti di una mia amica, alla quale sono ancora estremamente grata perché mi ha praticamente salvata dal passare la vigilia a casa da sola ad affogarmi nel gelato al dulce de leche. La vigilia di Natale nelle famiglie argentine è molto simile a quella italiana, con la differenza che vengono servite soprattutto pietanze fredde (perché vorrei vedervi a mangiare i tortellini in brodo in piena estate!) Il menu prevede vitel tonné (tipico piatto argentino no?), matambre (un rotolo di carne servito freddo, riempito con uova sode, prosciutto cotto, peperoni e prezzemolo) e insalata russa. La tradizione del panettone, importata dagli italiani che approdarono in Argentina nel secolo scorso, non è stata abbandonata, con la differenza che qui viene chiamato Pan Dulce e spesso viene servito con il gelato (una combinazione molto interessante). Nella tavola dei dolci natalizi non manca mai il turrón, chiamato anche mantecol, nome che deriva dal marchio dell’azienda che lo ha messo in commercio: si tratta di un torrone, non di cioccolato e nocciole, come quello a cui siamo abituati in Italia, ma fatto con burro di arachidi e meringa.
Un’usanza che mi ha colpito particolarmente è il conto alla rovescia alla mezzanotte che è consuetudine fare anche la notte della vigilia di Natale, notte nella quale vengono sparati fuochi d’artificio per strada ed accese le stelline scintillanti, tradizioni che noi abbiamo solo a Capodanno. Un’altra differenza fondamentale con l’Italia sta nel fatto che tradizionalmente in Argentina non ci si scambiano i regali a Natale, ma il 6 di Gennaio, il giorno de “los Reyes“, cioè dei Re Magi. Anche se ultimamente questa tradizione si sta perdendo ed ormai in tutte le famiglie, soprattutto quelle con bambini, i regali si scartano anche il giorno di Natale. Nelle case degli argentini si trovano facilmente presepi ed alberi addobbati nei giardini, ma dal momento che gli abeti qui non crescono, spesso vengono sostituiti da palme! Una mia amica, che come la maggior parte degli argentini ha i nonni italiani, mi ha raccontato che quando era piccola la nonna insisteva nel voler comprare un finto abete bianco da addobbare e lei, che aveva sempre associato il Natale al caldo e all’estate, non ne capiva il motivo. Poi da adulta ha compreso che la nonna voleva semplicemente riprodurre in Argentina il Natale della sua infanzia in Italia, quando la neve imbiancava gli alberi.
Il Capodanno argentino è esattamente come quello italiano, tranne che per le temperature ovviamente. Si cena di solito in famiglia, si brinda con i parenti e poi, chi ha voglia di scatenarsi, va a ballare in qualche locale. Io fui invitata in una villa di alcuni amici e passammo una serata molto piacevole a chiacchierare a bordo piscina, comunque nessuna fiesta loca come immaginavo quando sognavo ad occhi aperti davanti al camino di casa mia in Italia.
Curiosità: il colore dell’intimo per Capodanno, tradizionalmente rosso in Italia, in Argentina è rosa! A quanto pare indossare abbigliamento intimo, rigorosamente nuovo, di colore rosa, serve ad attirare l’amore (a saperlo prima!). Un’altra tradizione, che deriva dalla Spagna, è quella di mangiare esattamente 12 chicchi d’uva allo scoccare della mezzanotte, un chicco per ogni rintocco dell’orologio, così da avere fortuna nei 12 mesi successivi. Infine, l’usanza più insolita che abbia mai sentito è quella di fare a mezzanotte esatta un passo avanti con la gamba destra (sinistra per i mancini) per cominciare l’anno con il piede giusto!